ARCHITETTURA: Le dimore

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Sala del consiglio di Fontainebleau
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Pannello dipinto da Carle Van Loo per la sala del consiglio a Fontainebleau
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Statua di Diana nei giardini
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Castello di Fontainebleau (map)

Fontainebleau di Charles Terrasse (La France illustréè)



IL CASTELLO DEL MEDIOEVO
Il castello di Fontainebleau è nato dalla foresta di Bière. Foresta immensa, selvaggia, dagli aspetti più diversi e che da tutti i tempi fu magnifico territorio di caccia. I primi Capetingi vi si spostavano dalla loro fortezza di Melun. Uno dei due, Louis le Gros (il Grosso) presumibilmente, costruì una torre al bordo del piccolo stagno che costituiva l’unico punto d’acqua della foresta. L’esistenza del maniero reale è attestato da una carta di Louis le Jeune (il Giovane), suo figlio, datata 1137.

Questo maniero, situato presso una fonte detta “Fontana di Bliaud" dal nome del suo possessore, o Fontana Ebalud, venne poi chiamato Fontainebleau. Louis VII nel 1169 fondò a Fontainebleau una cappella che dedicò a San Saturnino. Thomas Becket, arcivescovo di Cantorbéry, la consacrò. San Luigi stabilì nel 1259 una piccola comunità di religiosi Trinitari o Mathurins accanto al castello, incaricata i poveri malati di quei “luoghi aridi e deserti".

Tale convento esisterà fino alla Rivoluzione. Charles V installò nel castello la sua “libreria". Isabella di Baviera vi fece fare dei lavori. Alla fine del XV secolo Fontainebleau comprendeva degli edifici disposti attorno ad un cortile ovale e dominati da un torrione. Ad ovest si trovava il convento dei Mathurins.

IL CASTELLO DEL RINASCIMENTO
Verso il 1526, Francesco I, intraprese la ricostruzione del castello, conservandone solo il torrione. Sulle fondamenta stesse degli edifici vecchi, demoliti, innalzò quelli nuovi; poi, spostando a nord il convento, fece disporre ad ovest un gran cortile, l’attuale cortile del Cavallo Bianco, e congiungere la sua abitazione nel torrione al cortile, attraverso una galleria, la stessa che porta il suo nome. I lavori iniziarono nel 1528. Furono diretti da Gilles Le Breton, capomastro di Parigi. Queste costruzioni sono di una gran semplicità all’esterno.

Gilles Le Breton utilizzò l’arenaria, presa dal suolo stesso, per il mattone, la pietra di costruzione. L’arenaria, materiale difficile da lavorare, non permetteva affatto le finezze decorative che la pietra fine e tenera della Loira poteva concedere. A questo riguardo, Fontainebleau, rude di aspetto, è molto diversa da Chambord o da Blois. Francesco I volle arricchire il suo castello di un sontuoso decoro. Chiamò artisti dall’Italia e dalle Fiandre, i migliori che poté trovare: pittori, scultori, stuccatori, intarsiatori. Riprendeva così il progetto di Charles VII per Amboise. Francesco I raggruppò tutti sotto la direzione di Primaticcio da Bologna e di Rosso da Firenze.

Questi artisti, così riuniti, formarono la cosiddetta “scuola di Fontainebleau". Fecero risplendere sui muri del castello un decoro interamente nuovo nella tecnica e nell’ispirazione. Una gran parte di esso è a tutt’oggi sfortunatamente andata perduta, ma sussiste ancora nella galleria che porta il nome del re, in maggior parte opera di Rosso (1532-41), e nell’antica camera della duchessa d’Etampes, opera di Primaticcio. Il re accumulò nel suo castello di Fontainebleau una discreta quantità di ricchezze e vi installò la sua libreria che intratteneva il sapiente Guillaume Budé.

Il re vi sistemò dei quadri di Raffaello, Tiziano, di Leonardo da Vinci, tra i quali la Gioconda, un unione di opere magnifiche che fu all’origine della collezione del Louvre. Inviò nel 1540 Primaticcio a Roma, che riportò, oltre a numerose antichità, dei pezzi dal Lacoonte, dal Tevere, dall’Hercule Commode, dalla Venere di Cnide, dall’Apollo del Belvedere, dall’Ariana. Si estrarranno da questi blocchi, da una fonderia installata nel castello stesso, dei bei bronzi, oggi esposti al Louvre. Henri II e i suoi figli, continueranno l’opera di Francesco I. La grande opera di Henri II fu il compimento e la decorazione della grande sala del castello, la “sala da ballo". Il re fece ugualmente proseguire la decorazione della “grande galleria", situata nell’ala sud della Basse Cour, che si chiamerà “galleria di Ulisse" perché vi è rappresentata la storia dell’eroe greco. Charles IX fece ampliare gli edifici (padiglione centrale della facciata, ala est del cortile della Fontana) e sistemare nel mezzo del cortile un cavallo bianco di gesso, modellato probabilmente sull’esempio di quello di Marco Aurelio al Campidoglio, dal cavallo il cortile prese e conservò il nome di “cour du Cheval Blanc".

FONTAINEBLEAU DI ENRICO IV
Enrico IV, che amò Fontainebleau tanto quanto l’aveva amato Francesco I, ingrandì di quasi il doppio il castello. Fece costruire intorno al giardino di Diana l’edificio che contiene, sovrapposte, la galleria dei Cervi, la galleria di Diana e la galleria dei Caprioli, ormai perduta. Allargò verso est il cortile Ovale e fece ricostruire i padiglioni che la circondavano, fece costruire gli edifici del cortile degli Uffizi, per disporre da quel lato di una nuova entrata al castello. Come Francesco I, egli chiamò, per decorare gli appartamenti nuovi, degli artisti francesi e fiamminghi: così venne costituita la “seconda scuola di Fontainebleau”, i cui maestri più noti sono: Fréminet, Ambroise, Dubois, Toussaint Dubreuil. Egli ingrandì fece stabilire nello stagno stesso il “giardino dello stagno”, fece scavare il lungo canale che va verso Avon. E’ così che completò Fontainebleau.

FONTAINEBLEAU NEL XVII E XIII SECOLO
Louis XII arricchì notevolmente gli interni del castello, sostituì, nel cortile del Cavallo Bianco, la scalinata di Philibert Delorme con il maestoso “ferro di cavallo" (1634) e fece erigere, nel cortile degli Offices, due Hermès di Gille Guerin, che annunciano l’inizio del cortile reale (1640). Ma Louis XIV fa subire a Fontainebleau delle mutilazioni, tra le più gravi ricordiamo, nel 1697, la distruzione dei bagni di Francesco I per creare al loro posto degli appartamenti (ad oggi i “piccoli appartamenti") e la distruzione del giardino dello stagno. Dei suoi tempi è datata una parte dei monotoni edifici del cortile dei Principi (1707) e il parterre, disegnato da Le Vau.

Louis XV fece demolire l’ala sud del cortile del Cavallo Bianco che conteneva la galleria d’Ulisse, decorata da Primaticcio, per far costruire degli appartamenti. Tale distruzione venne deplorata dai suoi stessi contemporanei, fatta poi per costruire al suo posto degli edifici che si possono vedere ancora oggi; fece demolire inoltre il padiglione dei Poeles, nel quale erano situati gli appartamenti di Henri II, e far costruire al loro posto, da Gabriel, il Gran Padiglione (1750). Resta del suo tempo la sala del Consiglio (1753).

Louis XVI, nel 1785, fa raddoppiare la galleria di Francesco I, dal lato nord, sul giardino di Diana. I nuovi appartamenti furono decorati con raffinatezza e furono abitati solo durante l’ultimo soggiorno della corte, nel 1786.

LA RIVOLUZIONE E L’IMPERO
Alla fine de “l’ancien régime", Fontainebleau rigurgitava meraviglie. La Rivoluzione la mise al sacco. Tappezzerie, mobili, quadri, tutto un movimento per inventariare e sottrarre. Non restarono che i muri. Del resto: “Conservare questo castello - diceva il sanculotto Jacquin Margerie - è conservare le speranze dei nemici della Repubblica, che credono agli spiriti". Peyre, addetto al controllo degli edifici, contribuì grandemente a salvare Fontainebleau. Vi si installò una Scuola centrale.

Nel 1803, l’allora primo ministro Napoleone, vi installò la Scuola Militare che si trasferirà poi nel 1808 a Saint-Cyr. Napoleone si appassionò per Fontainebleau. “E’ la dimora dei re, la casa dei secoli", disse un giorno a Sant’Elena. Egli volle, restaurando il castello, mostrarsi come l’erede di quei sovrani, e loro continuatore. E’ proprio a Fontainebleau che l’Imperatore tentò di ristabilire la corte reale, con i suoi divertimenti fastosi, cacce alla corsa, balli, concerti, rappresentazioni teatrali, in compagnia di Josephine prima, e di Marie-Louise dopo.

Vi accolse nel 1804 Papa Pio VII, che veniva da Roma per incoronare Carlo Magno. Ed è sempre là che lo tenne in cattività e che gli strappò la firma del concordato del 1813, che metteva la Chiesa francese nelle mani dell’Imperatore. Ed è ancora là, infine, che vinto, firmò la sua abdicazione e disse addio alla sua guardia.

Il XIX SECOLO
Louis XVIII, Charles X abitarono poco nel castello. Fecero terminare la decorazione della galleria di Diana. Ma Louis-Philippe vi abitò e lo restaurò nuovamente, anche se in uno spirito storico dolente. A lui si deve la sala delle Colonne, sul cortile Ovale, e la galleria delle Sedie sul Cortile del Cavallo Bianco. Napoleone III fece spostare la galleria di Diana in biblioteca e stabilire nell’ala di Louis XV un nuovo teatro.

L’Imperatrice Eugénie dispose al pianterreno del Gran Padiglione, un museo cinese. Divenuto residenza presidenziale, Fontainebleau fu abitata da Sadi Carnot. Gli appartamenti del Presidente erano situati nell’ala di Louis XV.


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