ARTICOLI: Il ritorno di Casanova


Il ritorno di Casanova
(Parigi-1757)   



Casanova arriva a Parigi la mattina di mercoledì 5 gennaio 1757, e va in Rue de petit Lyon Sant Sauveur a trovare la famiglia Balletti, che l’accoglie a braccia aperte. Affitta una stanza nella stessa via, e si reca a Palazzo Bourbon per presentarsi all’abate Bernis (che non c’era).



Bernis (1715-94), era allora ministro degli esteri, e Casanova aveva buoni motivi per aspettarsi grandi favori da lui perché era un suo intimo amico, ai tempi in cui era ambasciatore francese a Venezia, erano compagni di bagordi e si dividevano la stessa monaca M.M.




Il giorno stesso del suo arrivo a Parigi si sparse la notizia che il Re fosse stato assassinato.
Non era vero, ma si creò una tal confusione generale che per tutta Parigi nessuno pensava di andare a dormire. Casanova (nel 1793) poté parlare dei francesi (di allora) in questi termini:

In quel tempo, infatti, i francesi credevano di amare il loro Re e se ne davano l’aria. Oggi, invece, li conosco un po’ meglio.
In fondo in fondo, però, sono sempre gli stessi.
Sono un popolo fatto per stare in agitazione continua.
In Francia non c’è niente di vero: tutto è apparenza.
La Francia è come una nave che non domanda altro che di andare e che cerca il vento, e qualsiasi vento soffi le va bene. Non per niente, c’è un vascello anche nello stemma di Parigi.


Chissà se è ancora vero.

L’incontro di Casanova e la Pompadour si realizzerà tra poco e non posso prepararlo meglio che con le parole di Casanova il mattino dopo il suo arrivo.

Eccomi dunque di nuovo nella grande Parigi, senza più alcuna possibilità di contare sulla mia patria e senza altra scelta che quella di tentare la fortuna.
Ero già stato a Parigi due anni, ma siccome a quell’epoca non avevo in mente altro che di godermi la vita, non avevo studiato la città.
Questa volta, invece, dovevo fare la corte alle persone presso cui abitava la cieca fortuna.
Mi rendevo infatti conto che per riuscire a combinare qualcosa avrei dovuto impiegare tutte le mie facoltà fisiche e mentali, conoscere personaggi importanti e potenti, sfruttare bene la mia intelligenza e adattarmi in tutto e per tutto alle persone nelle cui grazie era mio interesse entrare.

Mi accorsi anche che per seguire questi principi, avrei dovuto guardarmi dal frequentare quelle che a Parigi chiamano cattive compagnie, e rinunciare alle mie vecchie abitudini e a ogni pretesa che avrebbe potuto crearmi dei nemici, cui sarebbe stato fin troppo facile affibbiarmi una reputazione d’ uomo inadatto a incarichi di una certa importanza.

In conseguenza di tutte queste cose mi proposi di adottare modi riservati, sia nella condotta che nel parlare, in maniera tale che tutti potessero giudicarmi, più di quanto potessi giudicarmi io stesso, idoneo a rivestire incarichi di rilievo.

Per quel che riguarda il mio mantenimento, per altro, potevo sempre contare sui cento scudi al mese che il signor Bragadin non avrebbe mai mancato di farmi pagare.
Da questo punto di vista, quindi, ero a posto.
Avevo solo bisogno di un buon guardaroba e di una abitazione decorosa. Per cominciare mi occorreva però un po’ di denaro, giacché non avevo ne abiti ne camicie. Così il giorno dopo tornai a palazzo Borbone.


Bernis gli fece l’accoglienza che si aspettava, gli disse del piacere che gli aveva procurato il successo della sua impresa( l’evasione dal carcere dei Piombi di Venezia era già nota in tutte le corti d’Europa), e gli fece leggere una lettera di M.M. in cui si narrava della sua evasione.
Trovando tutti i particolare della sua evasione falsi, Casanova si propose di fargliene una storia vera e otto giorni dopo gliela spedì, con il permesso di farsene quante copie voleva e con l’intenzione di servirsene per suscitare l’interesse di chiunque avrebbe potuto essergli utile.
Passano tre settimane e Bernis lo manda a chiamare per informarlo di aver parlato di lui all’ambasciatore di Venezia, Erizzo.

Costui, stando a quel che gli aveva detto,non aveva nessuna intenzione di nuocermi, ma non voleva d’altra parte neppure compromettersi con gli inquisitori, e perciò non mi avrebbe ricevuto.
Io, però, non avevo nessun bisogno di lui.
Bernis aggiunse poi che aveva dato il mio racconto alla marchesa, che già mi conosceva, e che avrebbe cercato di procurarmi un incontro con lei.
Concluse quindi dicendomi che se mi fossi presentato al duce di Choiseul, avrei trovato buona accoglienza, e così pure dal controllore generale delle finanze Boulogne, con il quale, comportandomi con un po’ di abilità, avrei potuto combinare qualcosa di buono.



Etienne Francoise, duca di Choiseul (1719-1785), protetto della Pompadour, fu ambasciatore a Roma e a Vienna e nel 1758 sostituì Bernis al ministero degli affari esteri; in quell’epoca quindi, non era ancora ministro.




Passa un pò di tempo in mezzo al quale Casanova si interessa al progetto di introduzione del gioco del lotto in Francia e che necessitava delle più alte protezioni per essere realizzato, quando Bernis gli fece pervenire un biglietto nel quale lo sollecitava a farsi trovare il giorno dopo a Versailles, che l’avrebbe fatto parlare con la marchesa.

Quando il re sarà andato a caccia, si trovi nei piccoli appartamenti e non appena si presenterà l’occasione, la indicherò alla marchesa. Poi vada al ministero degli esteri a presentarsi all’abate di La Ville, il primo commesso. Troverà buona accoglienza.

I piccoli appartamenti erano locali accanto a quelli di Luigi XV che erano uniti a quelli della Pompadour per mezzo di una piccola scala dove ella riceveva i ministri e altri privilegiati.
A mezzogiorno la Pompadour si recò nei piccoli appartamenti con il principe di Soubise e con il mio protettore che mi indicò alla gran dama.

Lei s’inchinò, secondo l’usanza, e mi disse che la lettura del racconto della mia evasione l’aveva molto interessata.
“Quei signori di lassù” mi disse sorridendo”sono molto temibili. Frequenta la casa dell’ambasciatore?” .


Questa frase ha del sublime; la marchesa si ricordava della conversazione da lei avuta con Casanova almeno cinque anni prima, quando lo incontrò al teatro di Fontainbleau.
Il che dimostra che aveva una memoria fuori del normale e anche che tra i due non ci furono incontri oltre a questi, con buona pace di chi li ha voluti amanti.

Il più gran segno di rispetto che possa dargli, signora, è non metterci piede. “Spero che progetti di stabilirsi da noi.”
“Ne sarei felice, ma ho bisogno di protezione e mi hanno detto che in questo paese la si accorda solo all’intelligenza. E questo mi scoraggia.” .
“Credo che lei possa nutrire buone speranze, visto che ha validi amici. Sarò lieta di esserle utile, se si presenterà l’occasione.”
L’abate di La ville, mi accolse gentilmente e prima di congedarmi mi assicurò che avrebbe pensato a me appena se ne fosse presentata l’occasione.


Era fatta!
Casanova vide realizzato il gioco del Lotto in Francia, la sua fortuna l’accompagnava ovunque i suoi desideri volgessero lo sguardo.
E il Re qui non ci fa bella figura.

Pietro Lamberti


 

 

 

 

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